Chi era?
Ulisse era un guerriero nato dalla mano di Omero nella sua Iliade.
Nato ad Itaca, il suo vero nome in realtà è Odisseo datogli dal nonno che significa “Odiato dai nemici”, ancora nessuno sapeva la straordinaria impresa che fu costretto a fare sia con la sua ciurma e sia da solo.
Dotato di una grande intelligenza, per questo la sua dea protettrice fu Atena che molte volte venne in suo aiuto a dargli consigli e lui riuscì ad affrontare molte imprese difficili per un uomo normale.
Storia e mito
Nato a Itaca da Anticlea e Laerte, ereditò il regno alla morte del padre.
Molte fonti narrano che era il pronipote del Dio Ermes dalla parte materna.
Da parte materna Ulisse è quindi pronipote di Ermes.
Sposò di Penelope, principessa e figlia di Policaste e Icaro, ed insieme ebbero Telemaco, Ulisse perse tutta la sua infanzia perché dopo pochi mesi dalla sua nascita partì per recarsi a Troia.
Egli infatti si recò in Grecia per consultare l’Oracolo di Delfi, la sacerdotessa vergine di Apollo, e gli disse che se sarebbe partito per Troia avrebbe vinto sì, ma sarebbe tornato a casa dopo ben 20’anni.
All’inizio Ulisse non volle accettare e cercò di comportarsi da pazzo prendendosela con un bue ed un asino legati ad un traino in un campo, per farlo tornare in sé un uomo prese suo figlio e lo mise per terra nella sua traiettoria, appena lo vide Ulisse si fermò e decise di intraprendere l’impresa che lo aspettava.
La guerra a Troia durò 10 anni, che terminò dopo che Ulisse pensò e ideò il famoso cavallo di legno di enormi dimensioni, questo non era solo un oggetto dato in regalo come segno di pace, ma una trappola per tutti i troiani.
Infatti questo modello gigante era un perfetto nascondiglio per Ulisse e alcuni suoi soltati, durante la notte uscirono dal cavallo e aprirono le porte ai soldati rimasti fuori dalle mura di Troia e uccisero tutti i soldati, mentre altri riuscirono a scappare ma non li seguirono.
Dopo questa impresa fece per tornarsene a casa via mare ma fu proprio qui la causa dei suoi problemi: il dio del Mare Poseidone riuscì ad allontanarlo, sia con la forza del mare e sia con la potenza dei venti, dalla sua patria e a portarlo sempre fuori rotta.
La prima isola che attraccarono fu ad Ismaro, ancora non lo sanno ma è l’sola dei ciclopi, proprio lì infatti incontrano Polifemo e con uno stratagemma Ulisse riesce a non fargli scoprire la sua identità e riesce sia ad ubriacarlo, questo grazie all’incontro avuto con un sacerdote di Apollo, chiamato Marone che gli offre del vino, e sia ad accecare quell’unico suo occhio da ciclope.
Per fortuna che Polifemo era un ciclope giovane e non tanto sveglio, infatti quando fu reso cieco da Ulisse gridò in tutta l’isola che “nessuno” lo aveva accecato, e questo nessuno è il nome con cui si era presentato l’eroe.
Quello che in molti non sanno è che i ciclopi sono figli di Poseidone, questa notizia rese ancora più furioso il dio del mare che continuò ad ostacolare il suo ritorno in patria.
Dopo il ciclope ebbero a che fare con i Lotofagi, attraccarono nell’isola di un popolo che offrì a lui ed ai suoi soldati il fiore di loto, fiore che riesce a far dimenticare a chi lo mangia ogni cosa, Ulisse non lo accettò ma i suoi soldati sì, per questo dimenticarono ogni cosa e lui fu costretto a legarli per riportarli alla nave.
Arriveranno poi all’isola di Eolo il dio dei venti che, imparziale a prendere parte tra l’odio di Poseidone e la protezione di Ulisse dalla parte di Atena, ospitò lui ed i suoi compagni per circa un mese e alla fine di questo periodo donò ad Ulisse l’otre dei venti e gli fece promettere di non aprirli mai.
Purtroppo però la promessa venne infranta dai compagni di Ulisse in mare che, dopo che l’eroe si addormentò, aprirono l’otre pensando di trovarci qualche bene divino e invece la nave si allontanò ancora una volta dalla rotta di casa.
La nave arriva nei pressi dell’isola dei Lestrigoni, giganti più cattivi dei ciclopi, e anche più grossi che a colpi di grosse rocce lanciate verso la flotta di Ulisse, affondano le loro 11 navi, solo quella con Ulisse sopra sopravvive e riesce a scappare per approdare nell’isola di Circe.
In quel luogo tutti i compagni di Ulisse vennero trasformati in maiali tranne lui, infatti ricevette un’erba magica da Ermes (dio dei viandanti) riesce restare umano e, dopo circa un anno riesce a far tornare i suoi compagni normali anche loro ma a caro prezzo: Circe sedusse e divise il suo letto con Ulisse.
Passato l’anno gli permise di ripartire ma prima doveva superare la catabasi, ovvero la discesa degli inferi nel regno dei morti, in quel luogo l’eroe incontra i suoi soldati morti, la madre e con l’indovino Tiresia, nonostante la dipartita gli dirà del suo ritorno in patria molto difficile.
Ad Itaca invece Penelope crebbe il figlio Telemaco da sola ed aspettando il marito nonostante casa sua venne occupata ogni giorni dai Proci che volevano non solo la bella moglie di Ulisse ma anche il suo regno perché dopo 10 anni lo credevano morto e sconfitto.
Penelope mai cedette ai loro ordini e, con l’aiuto di Atena escogitò un piano per aspettare il marito, lei infatti era un’abile tessitrice con il telaio e di giorno realizzava un arazzo, di notte sfilava il lavoro sfolto per ricominciare il giorno dopo.
Intanto Ulisse arrivò nell’isola delle sirene, esse erano esseri pericolosi e che cantando portavano i soldati a cambiare direzione verso di loro dove non solo le navi rimanevano incagliate agli scogli, ma le sirene li avrebbero mangiati trovandoli in difficoltà.
Ulisse riuscì a far mantenere la rotta ai suoi soldati creando e dando loro dei tappi di cera che li rese sordi ma lui volle essere legato all’albero maestro per sentire il loro canto e scoprire perché molta era ritenuto pericoloso.
La nave arrivò poi fino allo stretto di Messina dove due mostri marini li stavano aspettando, una era Scilla, mostro marino con le sembianze di una bellissima ragazza che li attrae verso di lei per poi catturare con le sue vere sembianze 6 soldati di Ulisse, e Cariddi, altro mostro marino nascosto sul fondo del mare che risucchia tutto quello che passa sopra la sua traiettoria.
Famosa è anche la lunga soste di sette anni che passò ad Ogigia, isola misteriosa e nascosta dove vive la ninfea Calipso, una delle figlie di Atlante, ella si innamorò dell’eroe e tentò di farlo restare per sempre con lei ma venne in suo aiuto Ermes che intimò alla ninfa di lasciarlo partire.
Una volta ripartito si avvicinò molto alla sua patria ma Poseidone cercò di allontanarlo ancora una volta ma Ulisse venne protetto da Ino (dea marina) lo protesse e lo fece arrivare sano e salvo nella terra dei Feaci.
In questa terra sconosciuta Ulisse conobbe la principessa Nausicaa che lo portò al palazzo del padre, qui l’eroe racconta al re Alcìnoo le sue imprese e le difficoltà del suo viaggio, il re fu misericordioso con lui, infatti gli diede dei vestiti e una nuova nave per poter ritornare a casa.
Grazie ad essa finalmente Ulisse ritornò ad Itaca ma ancora non giunse a casa, fu ospitato da Eumeo come un misero mendicante ma il cane Argo lo riconobbe e lo salutò per l’ultima volta dato che il povero cane era molto anziano e aspettava solo di rivedere il suo vero padrone per l’ultima volta.
Poi si rivelò anche ad un giovane uomo che altri non era che suo figlio Telemaco; sapute poi le condizioni in cui era la sua casa ed il suo regno, nella notte venne in aiuto Atena che cambiò le sembianze di Ulisse per renderlo il meno riconoscibile possibile, tranne agli occhi di Telemaco.
Inoltre la dea lo avvisò della sfida che sua moglie avrebbe fatto il giorno dopo dato che i Proci non volevano aspettare altro tempo per avere il regno di Ulisse, la sfida consisteva nel tendere l’arco di suo marito e scoccare la freccia facendola passare nelle fessure di 12 scudi allineati uno dietro l’altro.
Il giorno seguente tutti i proci ci provarono senza risultati, ma poi fu il mendicante ad avere la meglio perché poi si rivelò essere il re Ulisse, l’unico che fu in grado in passato a vincere questa stessa sfida.
Una volta allontanata la moglie e altre dame, Ulisse insieme ad Eumeo ed al figlio sconfissero tutti i Proci presenti nella sua dimora, e solo dopo incontrò la moglie.
Curiosità
Tutte le imprese di Ulisse furono 12 in totale.
Nella Divina Commedia Dante nota nel girone degli ingannatori, una serie di fiamme dove al loro interno sono presenti tutti coloro che in vita non hanno agito con le armi ma con la furbizia, l’ingegno e la strategia.
Nota però che una fiamma è condivisa da due anime, una è quella di Diomede e l’altra è quella di Ulisse.